L’Ecomuseo della Val del Lago opera ormai da 10 anni, anche se si è strutturato solo nel 2013 approvando le “Norme per il funzionamento del sistema ecomuseale”. In questo lasso di tempo sono successe molte cose, sono state concretizzate molte iniziative, realizzato attività, incontri, laboratori, mostre e visite che hanno coinvolto le comunità locali per raccontare il patrimonio del nostro territorio. Tante sono anche le persone che hanno condiviso con noi progetti, scambi di idee, esperienze, ricevendone probabilmente delle buone sensazioni, forse indimenticabili. Ma facciamo qualche piccolo passo indietro…

L’Ecomuseo è stato costituito nel 2007 dalla Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale (Deliberazione n° 317 del 18.12.2007) insieme al Comune di Trasaghis e a quello di Cavazzo Carnico, cui si è aggiunto nel 2008 il Comune di Bordano; è stato riconosciuto come ecomuseo regionale nel 2012 e lo è tutt’ora. Ha una precisa connotazione fisica poiché è formato dai territori che si affacciano sul lago di Cavazzo o dei Tre Comuni, dove opera dal 1957 la Centrale idroelettrica di Somplago: la storia del lago e della sua gente sono dunque al centro della sua attività.

L’Ecomuseo della Val del Lago ha come missione l’indagine e l’approfondimento sull’ambiente trasformato. Al di là dell’abituale approccio alla conoscenza del proprio territorio e quindi dell’acquisizione di consapevolezza circa i suoi valori, l’Ecomuseo vuole affrontare la questione dell’identità locale avviando un processo di riconoscimento del proprio territorio assieme alla popolazione, in modo che questa possa svolgere un ruolo attivo nella gestione e pianificazione del suo paesaggio, sentendosi responsabile del suo futuro (così come ipotizzato nella Convenzione Europea sul Paesaggio svoltasi a Firenze nel 2000).

L’Ecomuseo realizza i propri obiettivi tramite le seguenti componenti principali:

– la prima cellula ecomuseale, nonché sede operativa, è il Centro visite del Parco Botanico di Interneppo, punto di riferimento per le iniziative a carattere divulgativo e per le attività didattiche. Il Parco ha una superficie di circa 4,5 ettari e comprende anche l’ex giardino Leskovic. Sono presenti al suo interno gran parte delle essenze e specie vegetali che si possono ritrovare in tutto il territorio di pertinenza dell’Ecomuseo.

– la seconda cellula ecomuseale è il Centro di documentazione sul territorio e la cultura locale del Comune di Trasaghis, con sede ad Alesso, che cura soprattutto l’aspetto antropologico dell’iniziativa ecomuseale.

In futuro si spera possano nascere nuove cellule ecomuseali, già ora però vi è la possibilità di attrezzare a Museo della latteria e dell’arte contadina i locali dell’ex Latteria turnaria di Alesso.

L’Ecomuseo propone itinerari di visita del Parco botanico e del Centro visite nonché quelli comprendenti i siti naturali tipici delle zone umide, come la palude Vuarbis e quella delle risorgive di Avaninis, il sentiero naturalistico e lo stagno ecologico del canneto, l’incubatoio di Somplago, il mulino di Gaspar a Cavazzo, il ponte romano a Somplago, il sentiero delle farfalle ecc., sovente in sinergia con la Casa delle Farfalle di Bordano.

Negli ultimi anni la nozione di patrimonio culturale è andata incontro a un processo di trasformazione che ne ha ampliato l’orizzonte semantico e di azione. Da un patrimonio incentrato esclusivamente sulle testimonianze materiali dal valore “universale”, si è progressivamente iniziato a riconoscerne la sua natura immateriale, legata alle espressioni culturali della gente comune (saperi, rituali, pratiche sociali ecc.)

Anche la nozione di paesaggio è cambiata ed è andata a riconoscere la funzione sociale che porzioni del territorio – anche degradate e marginali – svolgono per le popolazioni che ci vivono. Tale definizione tiene conto del concetto che i paesaggi evolvono col tempo, per effetto di forze naturali e per l’azione degli esseri umani e sottolinea l’idea che il paesaggio è l’insieme degli elementi naturali e culturali che vengono considerati simultaneamente.

Alla base di tutto vi è comunque il riconoscimento del “bene paesaggio” come patrimonio della comunità e del diritto della stessa di deciderne il futuro. Diventa allora fondamentale la partecipazione attiva della comunità locale che ha il compito di stabilire gli obiettivi e i criteri per la salvaguardia dei fattori identitari della comunità stessa, promuovendo la conoscenza e la fruizione del patrimonio, tangibile e intangibile.

L’ecomuseo ha senso se vive per la Comunità, divenendone con il tempo depositario delle sue conoscenze e dei sui saperi, e per la sua natura può rivelarsi uno strumento ideale per dialogare con i cittadini e per mettere in campo politiche di educazione ambientale e progetti di sviluppo condivisi.

La sfida per un ecomuseo è quella di promuovere lo sviluppo del territorio, interpretando e facendosi portavoce delle trasformazioni della società, senza però precludere la possibilità alle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze (sviluppo sostenibile).

Da questo punto di vista gli aspetti materiali e immateriali della vita della Comunità vengono considerati come risorse, allo stesso modo il territorio sul quale vive la Comunità è visto come testimonianza dell’identità culturale, ma anche come opportunità di sviluppo e luogo di vita piacevole e destinazione speciale.

L’ecomuseo, in quanto frutto di un processo partecipato col quale le comunità conservano, interpretano e valorizzano il proprio patrimonio, può essere considerato uno dei soggetti deputati a favorire lo sviluppo sostenibile del territorio, attraverso la valorizzazione e la messa in rete delle dinamiche culturali locali, la creazione di sinergie con il comparto turistico ed economico, l’attenzione all’ambiente e la promozione delle logiche della sostenibilità.

Non va però dimenticato che un ecomuseo ha come primo interlocutore la Comunità, pertanto il compito di un ecomuseo resta quello di creare momenti di dialogo con la popolazione, cercando di coinvolgerla attivamente nella gestione e nell’organizzazione delle attività promosse, in modo da renderla più coesa e consapevole, aumentando così la capacità competitiva del territorio come potenziale produttore di ricchezza.

Va però chiarito che la dimensione promozionale/turistica non può rappresentare l’attività dominante dell’ecomuseo, ma deve essere collocata in un rapporto equilibrato rispetto agli obiettivi prevalenti che, ricordiamo, sono la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale intangibile della comunità e del territorio di riferimento.

L’obiettivo resta quello di riscoprire il nostro territorio assieme alla popolazione locale ed avere la possibilità di imparare ad amarlo, difenderlo e contribuire a valorizzarlo orientando gli interventi che saranno fatti in futuro. In tal senso è importante il coinvolgimento attivo dei gruppi associativi e di volontariato che, con le loro conoscenze e competenze unite ad un senso di responsabilità civile e sociale, possono proporre un metodo di lavoro e di pensiero diverso ed alternativo. Questo potrebbe consentire di far convergere i diversi interessi in campo e contemporaneamente mitigare resistenze ed eccessi localistici e di appartenenza. In questo processo è anche fondamentale il ruolo e l’apporto delle Amministrazioni locali e degli istituiti scolastici di riferimento.

Da qualche anno sono stati attivati percorsi inclusivi allargati alla popolazione mediante la realizzazione di mappe di comunità. Si è iniziato con la mappa di comunità del Comune di Cavazzo Carnico, poi quella del Lago, comprensiva delle zone limitrofe al bacino lacustre. Nell’ambito di quest’ultima è stato realizzato un cantiere del paesaggio nel quale è stata ricostruita una barca da pesca tipica. Lo scorso anno è stata realizzata la mappa di comunità del Comune di Bordano e resta da realizzare quella del Comune di Trasaghis, prevista per il 2018.

Scoprire e raccontare il prezioso patrimonio vicino a noi permette di aumentare la consapevolezza e la responsabilità che ognuno deve avere per i beni della propria Comunità, consente di sviluppare la propensione a prendersene cura e diventa occasione e stimolo per continuare a ricercare, conservare e valorizzarne i beni.

Il decimo anniversario è sicuramente l’occasione per stilare un primo bilancio di quanto è stato realizzato, per rendere merito a coloro che hanno collaborato, oltre che una buona ragione per festeggiare ed esserne fieri. Però è anche il momento per rinnovare il nostro impegno e continuare ad operare per la Comunità.

Sintesi delle iniziative realizzate nei 10 anni di attività dell’Ecomuseo