La prima immagine fotografica conosciuta è una “fotografia di paesaggio”, una eliografia su lastra di peltro ricoperta da uno strato di bitume, realizzata nel 1827 da Joseph Nicéphore Niépce, un geniale inventore francese.
La possibilità di fissare immagini della realtà paesaggistica rende la fotografia elemento essenziale della memoria e della narrazione delle storie del territorio, in tutti i suoi vari aspetti, ma anche come dato a disposizione per una più efficace e consapevole attività di pianificazione e di progettazione territoriale.
La fotografia di paesaggio può servire per osservare la parte di territorio ritratta, da punti di vista diversi, multidisciplinari e interdisciplinari. Tuttavia, nonostante il suo apparire come una fedele riproduzione del reale, si tratta di una fonte da analizzare piuttosto che da assumere acriticamente, sia confrontandola con altre tipologie di fonti (cartografiche, documentali, orali ecc.) e con visite sul posto, sia comparando immagini dello stesso luogo, realizzate in tempi diversi o nello stesso momento, per motivazioni o con intenti differenti.
Il confronto e l’osservazione delle trasformazioni del territorio può consentire alcune riflessioni e l’elaborazione di importanti soluzioni operative. Inoltre, un’approfondita conoscenza delle sue caratteristiche peculiari e delle sue rappresentazioni costituisce un arricchimento del patrimonio immateriale e favorisce un potenziamento delle capacità per affrontare la sua complessità, mediante maggiore flessibilità e capacità adattiva. Disporre di testimonianze dei luoghi della memoria di un territorio può consentire di affrontare le insidie contemporanee elaborando risposte e soluzioni non convenzionali, senza rinunciare alla propria identità, ma rielaborandola consapevolmente mediante l’interazione continua con il resto del mondo, con altre culture, con altre possibili visioni e altri modi di affrontare problemi e difficoltà comuni. Non è certo l’isolamento la risposta che può garantire la conservazione della propria “diversità culturale”, ma piuttosto un processo di crescita che, a partire da quelle differenze identitarie e dalla loro profonda conoscenza, possa produrre la capacità di evolvere ed essere protagonista nelle scelte sul proprio futuro.
In questo contesto tutto ciò che costituisce memoria, comunicazione, scambio informativo, confronto, ha un ruolo rilevante anche nel determinare la qualità dei processi finalizzati a favorire l’evoluzione della comunità e del suo territorio perché aumenta la consapevolezza del rischio di ciò che si potrebbe perdere.
Va però evidenziato il valore assoluto della partecipazione di tutta la comunità alla realizzazione di tali attività. Infatti, la costruzione collettiva di archivi dei paesaggi di comunità va oltre la riscoperta dei territori, delle identità locali, della storia e delle vocazioni dei luoghi, perché produce nuove competenze culturali utili nell’elevare la capacità competitiva di un territorio e contribuisce a valorizzare il paesaggio come bene comune.
Sappiamo che nella vita esistono tre tempi: il tempo passato, il tempo presente ed il tempo futuro. In questi giorni, causa la pandemia che ci ha colpito abbiamo forzatamente imparato che esiste anche un tempo “sospeso”. Quest’ultimo ci annebbia il tempo del passato, ci fa vivere con angoscia il presente e non ci consente di avere una visione chiara sul nostro futuro. Il tempo sospeso è il tempo del silenzio irreale, della solitudine, delle preoccupazioni, della mancanza di certezze e della conseguente incapacità di progettare.
Questo tempo ci ha riportato alla fragilità e all’insicurezza, in contrapposizione all’onnipotenza di prima. Eppure non ha solo dei lati negativi. Come tutti i problemi mostra anche delle opportunità, ad esempio: consente di riscoprire “casa nostra”, la nostra comunità, di poter riflettere invece di far emergere banali, pretestuose e incomprensibili conflittualità.
Vorremmo favorire questa riscoperta svelandovi quello che conoscete già da altri punti di vista, utilizzando semplicemente una macchina fotografica e mostrandovi paesaggi quasi privi dell’elemento umano, in una visione più ampia e particolare, esaltando la bellezza dei particolari. Un’espressione della creatività per aiutarci a vedere qualcosa di differente ma anche più distinto. Per questo proporremo scorci paesaggistici della nostra valle che forse non erano nemmeno intesi come patrimonio di tutti.