La Val del Lago è certamente caratterizzata da importanti elementi territoriali e naturalistici che la rendono unica e attrattiva dal punto di vista ambientale.

Queste sue caratteristiche di naturalità e di bellezza intrinseca, unitamente ad interventi infrastrutturali di qualche decennio fa finalizzati a renderlo maggiormente fruibile e visitabile, hanno contribuito ad aumentarne l’attrattività dal punto di vista turistico. 

Questo potenziale doveva essere ben noto a quanti, più di cent’anni fa, hanno creduto nello sviluppo turistico della Val del Lago e del suo bacino lacustre in particolare, progettando e realizzando diverse iniziative atte a rendere attrattiva quest’area.

Rapiti dalla naturalità dei luoghi questi pioneri dell’epoca realizzarono, a complemento di quella che sarebbe diventata la prima struttura alberghiera sulle rive del Lago, interventi con l’ambizione di far conoscere le peculiarità del territorio al ciclista impenitente, al mortal che sale in treno, o a colui che si avvale dell’ebrezza del motor, ad esemplificare la moltitudine di fruitori finali cui era potenzialmente rivolta l’offerta turistica.

Una nota locandina dell’epoca elencava tutte le possibilità che si presentavano al visitatore del Lago (lago di Alesso recitava il titolo, in piccolo di Cavazzo): dalla pesca sportiva, alle uscite in barca, alle serate danzanti, alle escursioni sulle limitrofe montagne fino ad arrivare agli allegri piatti di pesce con cui ristorarsi a fine giornata.

Acquisiti documenti, lettere, immagini dei progetti per il nuovo albergo sul Lago e suggestive foto d’epoca attraverso accurate indagini archivistiche, l’autore ha saputo proiettarci nello slancio entusiastico dello sviluppo turistico del tempo. Non mancano i riferimenti a quelle che furono le criticità incontrate, quali quelle di natura economica, il blocco dei lavori imposto dagli eventi della Grande guerra, le dispute di carattere territoriale sulla localizzazione della struttura, il ridimensionamento dei progetti di sviluppo del primo albergo, gli sfollamenti della popolazione locale nel corso dell’occupazione cosacca della Seconda guerra mondiale e l’occupazione dei locali dell’albergo da parte dei tedeschi della Organizzazione Todt, fino alle problematiche connesse con la costruzione della Centrale di Somplago.

Una pubblicazione, questa di Pieri Stefanutti, al tempo suggestiva nel descrivere l’impeto con cui sono stati avviati interventi turistici nel recente passato della Val del Lago, utile nell’indicare tutt’ora la via alla valorizzazione e allo sfruttamento delle molteplici peculiarità naturalistiche e territoriali dell’area.